Intervista a Vittorio Occorsio Jr.

Nel ricordo di un passato oscuro: la vita di Vittorio Occorsio Jr., nipote di una Vittima di Mafia.

a cura di  Gabriele Marcucci, 5I e Stella Tortora, 4I

In seguito alla conferenza del 22 gennaio, Vittorio Occorsio Jr. si è reso disponibile ad essere intervistato. Nipote dell’illustre magistrato Vittorio Occorsio, Occorsio Jr. è un personaggio di grande interesse che porta avanti l’eredità familiare con integrità e dedizione.

Vittorio Occorsio è stato un magistrato italiano noto per il suo impegno nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, che ha partecipato al processo per la strage di piazza Fontana e ai processi al movimento terroristico di ispirazione neofascista Ordine Nuovo. Nel 1976, fu il primo magistrato a occuparsi della loggia massonica segreta denominata loggia P2 e a indagare sui rapporti tra terrorismo neofascista e massonerie. La sua vita si è conclusa tragicamente il 10 luglio 1976, quando fu ucciso a Roma. L’omicidio è avvenuto mentre si recava in ufficio con la sua auto, una Fiat 125 special a poche decine di metri da casa sua, ma la sua eredità continua a vivere attraverso l’impegno di suo nipote.

Questa intervista offre un’occasione unica per conoscere meglio la storia di Vittorio Occorsio Jr., le sue visioni e come l’eredità del nonno ha influenzato la sua vita.

 

Quali lezioni ha imparato dalla vita e dalla carriera di suo nonno che ritiene importanti per le generazioni future?

“Purtroppo con mio Nonno non ho vissuto, sono nato 12 anni dopo la sua morte, ma in ogni caso il mio consiglio è di godersi i nonni, perché sono portatori di memoria di un mondo che non c’è più ma continua ad esistere tramite loro e quindi passa a voi.”

 

Ha mai pensato di seguire le orme di suo nonno nel campo della giurisprudenza?

“Si, tante volte. Fare il magistrato è una bellissima professione. Le ho seguite in qualche modo, ho studiato giurisprudenza e poi non ho fatto il concorso in magistratura ma quello notarile, che è un modo per occuparsi di giustizia da un’altra prospettiva.”

 

C’è un caso particolare che suo nonno ha gestito che l'ha colpita?

“Parlando di casi giudiziari, probabilmente quando mio nonno ha scoperto di alcuni sequestri a Roma, avvenuti all'inizio degli anni ‘70, riguardanti Bulgari, Danesi e Ortolani, i cui soldi servivano a finanziare le attività di alcuni terroristi di estrema Destra, che aveva trovato tracciando le banconote. Questi soldi furono poi usati per finanziare attività di controspionaggio, illecita chiaramente. Ritengo che tutti i collegamenti siano affascinanti, tra i casi e tra gli avvenimenti, spesso non solo in Italia ma in giro per il mondo.”

 

C’è un aneddoto personale o familiare su suo nonno che vorrebbe condividere?

“Nonno Vittorio era molto bravo a giocare a ping pong e gli piaceva moltissimo. Inoltre, aveva paura dell’aereo e quindi la famiglia faceva solo viaggi estivi in macchina, ad esempio a Londra, ma bisogna immaginare le strade dell’epoca, in cui le velocità erano molto minori. Paradossalmente fu ammazzato in macchina, il luogo che riteneva più sicuro per viaggiare.”

  

Quali erano le sue materie preferite al liceo? Quali materie pensa che abbiano ispirato la sua carriera?

“Ho fatto il classico, mi piacevano molto il latino e il greco antico soprattutto, molto leggere insomma. Mi piace masticare qualcosa che è difficile da mandare giù. Il latino mi ha insegnato il modo di ragionare e di scrivere e mi è servito molto più del previsto nel corso della vita.”

 

Nel 2023 è venuto a mancare uno dei colpevoli dell'omicidio di suo nonno, Pierluigi Concutelli. Quest'uomo era stato rilasciato nel 2011, secondo lei in vita ha scontato una pena corretta? Cosa ha provato quando ha sentito la notizia della morte?

“C’è una pena legale prevista dalla legge; quella pena lui l’ha scontata e anzi, noi siamo stati, strano a dirsi, fortunati: il colpevole è stato assicurati alla giustizia grazie alle indagini di Piero Luigi Vigna due anni dopo l’omicidio, quindi in tempi molto brevi. Basti pensare che alcuni parenti di vittime del terrorismo degli anni ‘70 ancora oggi non vedono assicurati alla giustizia gli esecutori degli omicidi dei loro familiari. Penso per esempio alla strage di Brescia, che è stata 50 anni fa per opera di Ordine Nuovo (la stessa organizzazione che ha ucciso nonno Vittorio) e nel 2024 sono ancora in corso i processi. Lo Stato rispetto a Concutelli ha segnato la propria forza: lui è stato in carcere per 27 anni, poi è uscito per buona condotta. Non so che buona condotta abbia avuto, visto che in carcere ha ucciso altre due persone a mani nude. Assumendo che qualcuno avesse stabilito che fosse buona condotta lui è potuto uscire, ma la vendetta non risolve nulla, io ammiro chi è capace di perdonare, ma non riesco. Sui funerali di Concutelli, a livello della nostra famiglia c’è stato un senso di distanza, pensate che il funerale doveva essere alle 9 del mattino e fu spostato alle 7 di mattina per motivi di ordine pubblico,  in quanto la Digos aveva ricevuto notizie di potenziali disturbi. Erano presenti 300 persone fuori dalla chiesa che hanno circondato la bara con il tricolore facendo il saluto romano mentre gridavano “Presente”. Una manifestazione di commemorazione. Non so se avete letto in questi giorni delle polemiche di Acca Larenzia, e nonostante la somiglianza bisogna dire che ad Acca Larenzia furono vigliaccamente uccisi tre ragazzi da alcuni estremisti di sinistra: in quel caso si commemorano le vittime di un omicidio, anche se in modo sbagliato, mentre nel caso del funerale di Concutelli si commemora un pluriomicida criminale conclamato.”