La campagna dei 16 giorni contro la violenza sulle donne

a cura di Nicole Raccah 4R

Il 25 novembre del 1960 Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal vennero torturate, uccise e gettate in un dirupo. Le tre sorelle erano conosciute come “mariposas” (farfalle) perché avevano combattuto per la libertà, denunciando i crimini di Rafael Trujilo, che aveva instaurato una dittatura. I sicari avevano tentato di simulare un incidente, ma la popolazione non si fece ingannare e la morte di queste tre donne aprì gli occhi sul regime dominicano. 

Un avvenimento di ormai 63 anni fa che è però estremamente attuale, in tutto questo tempo un grandissimo spettro ha continuato ad aleggiare sopra il nostro mondo. La violenza sulle donne era ed è un problema che affonda le sue radici in una concezione patriarcale del mondo, nella presunta supremazia, fisica e culturale, dell’uomo rispetto alla donna. Ci sono stati gli uomini a governare il pianeta fino ad oggi con ottimi risultati, le donne non avrebbero saputo fare di meglio, anzi. Una frase, questa, che risuona nelle orecchie di molte ragazze che provano a rivendicare i loro diritti. Nessuno può sapere cosa avrebbero potuto fare le donne al posto degli uomini, avremmo forse oggi una società migliore, una peggiore o una uguale, ma due cose sono sicure: se i due generi avessero collaborato oggi vivremmo in un mondo più evoluto, ma soprattutto vivremmo in un mondo senza differenza e violenza di genere. 

Immagine che contiene pretzel, interno, pavimento, legno

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The hug – Flavia Vicinanza 

 

Per ricordare la morte delle sorelle Mirabal e per commemorare altre migliaia di vittime venne istituita la “16 Days Campaign”, un periodo inaugurato nel 1991 dal “Women’s global leadership insitute” e dedicato alle lotte contro la violenza sulle donne, che va dal 25 novembre al 10 dicembre, giornata internazionale dei diritti umani.  

La violenza di cui più si parla è quella fisica, che lascia tracce tangibili ed evidenti: lividi, tagli e persino la morte. Bisognerebbe però dedicare dei pensieri anche alla violenza psicologica, rappresentata da insulti e minacce. Con questo proposito nasce il progetto “Tanto a me non capita” che, nella Biblioteca Chiesa Rossa di Milano, mostra momenti di violenza psicologica, sottolinea che nessuna donna è sola ed invita a denunciare ogni tipo di sopruso, senza paura o vergogna. 

Certo, lui l’ha aggredita ma lei com’era vestita? Non avete mai sentito questa frase? Ragazze, non vi mai capitato che i vostri genitori vi dicessero “non puoi mettere la minigonna, attirerai l’attenzione, le strade sono pericolose”?   Proteggi tua figlia educa tuo figlio” è lo slogan che gira sui social e su questo tema gli stabili popolari di MM in via Cogne e in via Rizzardi a Milano, hanno organizzato la mostra “Com’eri vestita” che racconta una serie di storie di violenza a partire dagli abiti indossati dalle vittime.  

Immagine che contiene ceramica, Fotografia di nature morte, teiera, bollitore

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Apparent truth – Stella Tortora 

“Non sei sola”, “Non una di meno” e “Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo” sono solo alcuni tra nomi di iniziative e motti che circolano in questi giorni e che sono comparsi sui cartelloni delle varie manifestazioni del 25 novembre. Ogni città italiana si è impegnata nella lotta; a Roma il palazzo del MIUR è stato illuminato di rosso e il ministero, con l’aiuto di Cine-tv Rossellini, ha organizzato un flashmob. Un enorme numero di consensi ha raccolto anche la manifestazione organizzata al Circo Massimo.  

In questi giorni in cui il nostro paese ha pianto Giulia Cecchettin, l’ennesima vittima di una lotta che è insita nella nostra società, è necessario alzare i livelli di consapevolezza di ogni persona al fine di distruggere completamente le disuguaglianze. Lezioni, incontri e dibattiti nelle scuole dovrebbero essere parte integrante di ogni progetto di educazione civica, per mostrare agli studenti la realtà di ciò accade attorno a loro. 

Proprio da un progetto di alternanza scuola-lavoro vengono le immagini qui riportate: Regenerart. Un PCTO nato con lo scopo di trattare attraverso l’occhio dell’arte le varie dicotomie che, nell’ideologia comune, contrappongono l’uomo e la donna. Stereotipi che danneggiano entrambe le figure, l’uomo è considerato troppo forte per avere il diritto di esprimere le proprie opinioni e la donna troppo fragile per intraprendere carriere lavorative impegnative.  

Immagine che contiene nuvola, testo, dipinto, poster

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Up in the sky Nicole Raccah 

“L’uguaglianza è una necessità vitale dell’animo umano. A tutti gli esseri umani bisogna dare la stessa quantità di rispetto e di attenzione, perché il rispetto non ha misura”. (Simone Weil). Ognuno di noi allora, indipendentemente dal genere, si impegni per combattere questa situazione che va ormai avanti da secoli, che danneggia tutti e che non porta altro che sofferenza, perché in una società che si dice evoluta, quale la nostra, non è accettabile negare rispetto, dignità e diritti ad una parte della popolazione solo perché stereotipata come fragile, lunatica e volubile.