Nuove direzioni poetiche

di Zeno Salimbene, Liceo Azzarita

Nel nostro tempo si parla della poesia come di qualcosa di estinto, relegato ad un contesto specifico e pericolosamente settario. Da un lato questa visione aumenta l’impegno di quei pochi che sono ancora legati all’idea di poesia, ma è al contrario piuttosto scoraggiante per coloro che vorrebbero avvicinarsi a questa forma espressiva attraverso i suoi nuovi linguaggi.

Molto spesso gli opinionisti meno giovani sostengono che nelle fasce scolastiche, e in generale, tra tutti i nati nel nuovo millennio, sia impossibile trovare materiale poetico. Tra gli spettri più temuti ci sono il rap, il fumetto, il graffito, che, sebbene sdoganati nella cultura comune, non meritano ancora il pregio della corona d’alloro.

Su queste basi, invito a sviluppare un ragionamento più ampio: la dilagante ignoranza che ha abbrutito i giovani non è un fenomeno letterario, ma politico. Come si può ignorare che ci possa essere un cambiamento quando a cambiare è il supporto stesso sul quale scrivere poesia? Se prima si usava la carta ed ora la rete, non possiamo di certo attribuire il fatto che i giovani “non sappiano fare poesia” solo ad una circostanza letteraria. Se ascoltando uno studente leggere si stente qualcosa di più vicino ad un rantolo che ad una poesia, questo non è perché gli studenti non hanno interesse nell’esprimersi ma il solo fatto che sia andata persa la cura delle parole dovrebbe essere indice di qualcosa di grande che sta accadendo.

La musica rap, ad esempio, se ben fatta, è un supporto differente per il verso. Il fumetto ha una capacità comunicativa che viaggia sia sul binario grafico che su quello letterario. Il graffito ha, spesso, un valore sociale. Indicare l’ignoranza come disinteresse e non considerare la realtà sconfinata delle nuove forme di espressione che veicolano una poesia non tradizionale, è e rimane uno sfregio a tutta la nostra generazione. Peraltro bisognerebbe, sin da subito, domandarsi da dove nasca questa ignoranza, che è sinonimo di solitudine, depoliticizzazione e di rassegnazione.

Perciò è estremamente facile dire che i giovani non sono interessati alla poesia quando, attraverso le manifestazioni quotidiane dell’arte, ognuno tenti di fuggire come può alla solitudine e di esprimere sé stesso. Le nuove generazioni non hanno smesso di fare poesia, semplicemente alcuni sono stati traditi dalla fuga delle parole e da un approccio menefreghista alla vita, e altri hanno reagito alle condizioni materiali nelle quali si sono trovati invischiati creando, con nuovi supporti, un nuovo tipo di disciplina poetica.