Crescere nell'ombra

di Annalia Daniele

scrittura21

Era una mattina di settembre quando Carlo, un ragazzo di sedici anni, con una grande passione per il giornalismo e per la cronaca nera, si trovava nella cucina di casa sua. L’ odore della pioggia si mescolava a quello del caffè appena preparato dalla mamma. Seduto all’angolo del tavolo, guardava attentamente la televisione quando fu attratto da una notizia sconvolgente relativa a un terribile caso avvenuto a Paderno Dugnano, comune alle porte di Milano.

“La tragedia di Paderno Dugnano, l’omicidio di un’intera famiglia da parte di un ragazzino di soli diciassette anni ha sconvolto non solo il piccolo paese lombardo ma l’Italia intera”.

Il ragazzo ascoltava con attenzione le parole del giornalista, sentendo il proprio cuore via via accelerare il battito. Carlo aveva sempre provato un intenso interesse per l’inconscio, che lo spingeva non solo ad esplorare i lati oscuri dell'animo umano, ma anche a cercare di capire ciò che si cela dietro a gesti così estremi e inenarrabili.

Gli risultava difficile comprendere il fatto che un ragazzo della sua età avesse potuto compiere un gesto tanto orribile e crudele. In pochi secondi provò a immaginare come poteva essere la vita di quel coetaneo. Provò ad esplorare i sentimenti di frustrazione e solitudine che avrebbero potuto dare una spiegazione ad un gesto così efferato.

Si alzò d’istinto dalla sedia per abbracciare sua madre, e in quell’abbraccio sentì una connessione significativa che lo portò a riflettere sulla fragilità della vita e sull’importanza di comunicare, di farsi ascoltare e di chiedere aiuto, soprattutto in un periodo nebuloso e spesso difficile come quello dell’adolescenza.

Un evento così drammatico, certamente, deve costringerci a una riflessione generale, che non può certo limitarsi alle circostanze strettamente connesse al fatto di cronaca, ma deve necessariamente estendersi al mondo dell’adolescenza: un mondo caratterizzato da luci, ma anche da tante ombre. 

L’adolescenza, infatti, è una fase della vita in cui avvengono profondi mutamenti sia sul piano fisico che su quello emotivo e sociale. Noi ragazzi spesso ci troviamo a dover combattere battaglie che sembrano insormontabili: l’aspirazione all’autonomia, la ricerca della nostra identità, le pressioni sociali e scolastiche. I rapporti familiari possono essere messi a dura prova, mentre le emozioni, spesso turbolente, possono facilmente trasformarsi in comportamenti estremi se non vengono adeguatamente sostenute, comprese e aggiungo anche indirizzate.

Anche se le cause che hanno provocato il gesto dell’adolescente di Paderno Dugnano rimangono e forse rimarranno misteriose, è importante chiedersi cosa abbia potuto causare un disagio così profondo nella psiche di quel ragazzo. È possibile che il giovane provasse un tale disagio che, per qualche motivo, non aveva mai espresso? È possibile una tale solitudine incolmabile o una simile frustrazione? Molto spesso, dietro la normale banalità dei ribelli o della disobbedienza adolescenziale, si possono celare sentimenti molto più complessi che, se non vengono riconosciuti, possono sfociare nella tragedia. I genitori e gli educatori devono essere in grado di istaurare un dialogo aperto con noi giovani, ascoltando con comprensione i nostri timori e le nostre paure.

Forse viviamo in un’epoca in cui noi adolescenti abbiamo paura di rivelare la nostra vulnerabilità, di smascherare i demoni con i quali lottiamo in solitudine. Ma anche nel buio c’è sempre un po’ di luce, quella linea sottile tra luce e ombra. In mezzo alla notte, alla confusione e alla disperazione, non dobbiamo dimenticare l’umanità di tutti i soggetti coinvolti. Solo con empatia e comprensione, inclusione ed istruzione, possiamo trasformare le ombre in luce, costruendo una società migliore per tutti noi. E solo allora, a noi giovanissimi, sarà garantito un posto al sole, dove possiamo brillare per ciò che siamo e per quello che aspiriamo a diventare.

Cerchiamo quindi di fare nostro un proverbio Maori: “Rivolgi il viso verso il sole e le ombre cadranno alle tue spalle”.