Una biblioteca per amica
Intervista alla dott.ssa Amalia Maria Amendola
di Annalia Daniele e Ludovica Giannini
Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi (Franz Kafka). Il libro è l’anima di una bibolitoeca, e le persone che ruotano intorno ad essa rappresentano una comunità animata dallo stesso spirito e dalla stessa fame di conoscenza. Oggi con l’avvento del digitale la comunità bibliofila ha assunto una fisionomia più complessa e meno riconoscibile. Negli ultimi anni, soprattutto in seguito alla pandemia, il prestito digitale ha fatto registrare una crescita esponenziale, grazie all’utilizzo di piattaforme innovative che forniscono un’ampia scelta di risorse digitali: dagli e-book ai film, dalle riviste agli audiolibri. Ciò rappresenta un’opportunità per le biblioteche e per gli utenti e un importante passo verso la digitalizzazione della cultura e della divulgazione delle informazioni. Tuttavia, la diffusione del prestito digitale presenta anche degli aspetti critici. Il primo è sicuramente quello “dell'esclusione digitale”. Non tutti gli utenti, (pensiamo a tante persone anziane) infatti, dispongono di una connessione Internet adeguata o di dispositivi digitali per accedere ai contenuti offerti dalle piattaforme.
È inevitabile allora interrogarsi sul ruolo di una biblioteca fisica in un contesto sociale diversificato ed emancipato; e se la prospettiva del prestito digitale è da considerarsi come unica opzione futura possibile o come integrazione al cartaceo.
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Amalia Maria Amendola, direttrice della biblioteca statale A. Baldini di Roma.
Dott.ssa, può raccontarci brevemente come è diventata direttrice facente funzione della biblioteca Baldini?
Volentieri. Il mio percorso non è stato un percorso canonico per un bibliotecario, anche se io ho sempre lavorato nel mondo dei libri, questo sì.
Ho iniziato lavorando nell’editoria. Dopo la laurea in Lettere mi sono specializzata a Bologna in un master in editoria cartacea e multimediale diretto da Umberto Eco e da lì sono approdata in Mondadori Education e ho lavorato lì per circa nove anni
Ho mosso i miei primi passi come bibliotecaria alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma di Castro Pretorio, che è una delle principali biblioteche italiane insieme a quella di Firenze. Sono stata lì tre anni e poi, dato il mio interesse per la lettura, per i libri, soprattutto per la fascia della popolazione giovanile, scolare in particolare, ho lavorato presso il Centro per i libri e la lettura, un ente autonomo afferente al Ministero della Cultura per altri tre anni. Mi sono occupata di campagne nazionali di promozione della lettura, come il Maggio dei Libri e Libriamoci.
Il mio interesse per questa biblioteca è nato proprio in seguito ad una specializzazione conseguita sulla storia della letteratura per l'infanzia. Ho fatto poi la domanda per diventare direttrice di questa biblioteca e sono stata scelta dalla Direzione Generale Biblioteca e Diritto d'Autore.
Quali sono state le principali sfide che ha dovuto affrontare nel suo ruolo di direttrice?
Sono state tantissime, nel senso che lo scotto da pagare per poter arrivare a fare questo lavoro, sono proprio le sfide che spettano a chiunque si trovi in un ruolo di questo tipo; in particolare la gestione del personale è sicuramente una delle sfide maggiori che mi trovo ad affrontare.
Nel nostro settore infatti soffriamo molto la carenza di personale, perché i concorsi sono stati fatti sì, però non sono stati sufficienti per colmare chi è andato in pensione in questi anni. Essendo in pochi non si riesce sempre a fare tutto; inoltre c'è un mondo tecnologico che va avanti di continuo e il personale deve essere costantemente formato.
Una seconda difficoltà è che questa biblioteca, per quanto piccola, con poco personale, siamo 10-11 in tutto, è una stazione appaltante per la Direzione Generale Biblioteche, e questo significa che noi ci occupiamo della manutenzione straordinaria di tutto il palazzo, dobbiamo pensare ai lavori edili, ai lavori di manutenzione, ma anche ai lavori nei magazzini per la sicurezza. Altri progetti infine che noi dobbiamo gestire come finanziamenti sono il PNRR, per cui noi prevediamo l'acquisto di postazioni per ciechi e ipovedenti, rendendo in tal modo la biblioteca più accessibile e facendo anche degli acquisti di libri digitali, libri maggiormente accessibili.
Quali iniziative o progetti innovativi ha introdotto o vorrebbe introdurre per migliorare la gestione degli spazi fisici della biblioteca?
Un altro progetto per cui stiamo aspettando dei finanziamenti è quello per la realizzazione di un spazio espositivo. Al momento non c'è. La biblioteca è stata anche ristrutturata di recente, però non è stato previsto, quindi non ci sono neanche delle bacheche.
L'intento di questa biblioteca è proporsi agli utenti per la sua specificità, per quello che possiede, non più come una sala di lettura, come è stato fino adesso.
Di sicuro in passato il vantaggio era avere tanti flussi di utenti, però se questi flussi non movimentano i nostri libri è veramente soltanto come avere una sala di lettura; gli utenti sono interessati solo a studiare sui propri libri e quindi nel caso noi organizzassimo un evento non sarebbero interessati al valore culturale della nostra biblioteca.
Viceversa se noi intercettassimo un pubblico che è interessato a quello che noi possediamo, facendo degli eventi tematici, in qualche modo si riuscirebbe a ritrovare un pubblico specifico per un tipo particolare di eventi.
Quali sono le categorie di contenuti più richieste dai vostri utenti?
Nel tempo la nostra politica degli acquisti è stata varia: abbiamo investito sulla narrativa ma ci siamo concentrati anche su testi specialistici utili a chi studia presso le sedi delle facoltà del quartiere, quella di Architettura di Valle Giulia e quella di Giurisprudenza. Adesso la nostra intenzione è di virare anche verso una specificità che potrebbe essere proprio la letteratura per l'infanzia. Stiamo infatti acquistando e investendo molto sui saggi che studiano questo genere di letteratura anche a livello internazionale, perché abbiamo appreso da più fonti che non si trovano facilmente in Italia e sono peraltro molto costosi sul mercato. Possediamo poi un fondo storico di letteratura per l'infanzia, chiamato BIF, (Biblioteca Internazionale del Fanciullo), che ha circa 4500 titoli provenienti da oltre 50 paesi, dagli anni ’50 e ‘60 del Novecento fino ai giorni nostri, nelle lingue più disparate come il giapponese e l'indiano. E intendiamo perciò promuovere questi volumi.
Collaborate con altre istituzioni o enti?
Certo. Ci stiamo muovendo su due fronti, da una parte la scuola e dall'altra l'università. Sul fronte università stiamo attivando delle convenzioni per poter ospitare dei tirocinanti che siano interessati sia ad approfondire l'aspetto in generale del funzionamento della biblioteca, sia la questione della valorizzazione e lo studio dei nostri fondi.
Sul fronte scuola c'è la collaborazione che abbiamo con il vostro Istituto per poter avviare dei PCTO da gennaio. E quindi in questo caso sareste proprio voi a diventare parte attiva di queste iniziative. L'idea è proprio quella di rianimare la biblioteca, rendendola centrale inun quartiere attento alla cultura e interessato a mantenere una identità bibliofila; un’utenza che non venga a studiare sui propri libri ma venga ad esempio ad animare gruppi di lettura tanto in presenza tanto online.
Infine lavoriamo anche con le scuole dei più piccoli per poter trasmettere questo patrimonio di letteratura per l'infanzia direttamente a loro.
La Biblioteca Baldini ha deciso di introdurre il servizio di prestito digitale?
Al momento non c'è, noi non abbiamo la possibilità di fare prestito digitale, abbiamo il prestito interbibliotecario. Mi è capitato però di vedere in altre biblioteche diversi sistemi bibliotecari digitali tra cui MLOL, che oggi ha preso piede e rappresenta una garanzia per cui noi stessi abbiamo intenzione di usufruirne e grazie ai fondi PNRR stiamo procedendo proprio in questi giorni alla sottoscrizione di un abbonamento pluriennale con MLOL per consentire ai nostri utenti il prestito e la consultazione di risorse digitali accessibili per tutti.
Secondo lei, quali opportunità offre il prestito digitale per il futuro delle biblioteche pubbliche? E come il prestito digitale si concilia con una biblioteca fisica che preserva la sua identità in continuità col passato?
Sicuramente il servizio di prestito digitale potrebbe far nascere interesse per la lettura anche in persone che non si sarebbero mai avvicinate a un libro entrando in una biblioteca. Non a caso il prestito digitale, la lettura digitale hanno avuto un'impennata durante il periodo della Pandemia.
Io stessa ne ho fatto un grande uso per lo studio e per la ricerca. E all'epoca le biblioteche avevano dato la possibilità di poter prendere in prestito più libri di quelli che solitamente si danno. Avevano aperto un po' di più le licenze. Anche questa potrebbe essere una cosa auspicabile, rispetto alle attuali condizioni che appaiono restrittive (due libri per quattordici giorni al massimo).
Con una riflessione finale, la tecnologia, in ogni campo, deve configurarsi come ponte e non come ostacolo. Occorre allora puntare sì sul digitale ma senza trascurare il cartaceo. E auspicare che si arrivi ad un approccio equilibrato al fine di promuovere una cultura inclusiva e sostenibile.
A margine dell’intervista vogliamo ricordare che l’IIS Tommaso Salvini di Roma ha accolto con entusiamo il prestito digitale: con l’abbonamento a MLOL (MediaLibraryOnLine) garantito dalla scuola, mette a disposizione di tutti –studenti, docenti, personale di segreteria e personale ATA- un servizio gratuito di lettura e di approfondimento.