Luci ed ombre della Storia e del Mondo

che proponimento ambizioso questo articolo, eh?

di Paolo De Sanctis

(che nello scrivere queste righe ha ripensato con affetto agli alunni, a cui negli anni ha sottoposto la domanda copiata ed incollata alla fine di questo ragionamento)

La prima classe 

costa mille lire, 

la seconda cento, la terza dolore e spavento. 

E puzza di sudore dal boccaporto 

e odore di mare morto.  

F. De Gregori, Titanic, 1982

Storia 1

Per venire incontro alla curiosità e all'eventuale interesse di chi si avvicina ad un titolo certo un po' ambizioso e dal carattere molto generale, ho deciso di partire da un dato biografico. Da tale partenza il lettore, curioso ed eventualmente interessato, avrà subito le idee chiare: non raggiungeremo mai l'obiettivo ed il tema, come è ovvio, resterà irrisolto. 

Oh, well when I was young (young si fa per dire), all'inizio della mia fulgida carriera di Professore di Ruolo (che vuol dire Professore dotato di uno stipendio da Gennaio a Dicembre o, se preferite, da Settembre ad Agosto), iniziai a lavorare nella mitica Scuola Media (ops: Secondaria di Primo Grado) Gian Paolo Borghi di Prima Porta. Qui mi fu affidato il Cucuzzaro di Lettere da presentare a ragazzi appena usciti dalla definizione di "bambini", cioè dalla Quinta Elementare, fino alla soglia del loro primo esame scolastico: una fase da cui bene o male siamo passati tutti (anche se non ce ne ricordiamo). 

Dovetti appropriarmi o riappropriarmi di tutto un corredo di competenze, abilità e contenuti che al momento mi mancavano. Dovetti imparare il lavoro. Fra i contenuti che mi mancavano (e che mi mancano ancora) c'era sicuramente la capillare conoscenza della Storia del mondo (Professore, come mai i Maya riuscirono a sviluppare tali conoscenze matematiche?; Professore, perché il popolo giapponese rimase intrappolato così a lungo in questa specie di lungo medioevo? Professore, come mai le popolazioni africane si fecero schiavizzare da quelle europee?; Professore, come funzionava precisamente il sistema elettivo del Sacro Romano Impero Germanico e perché ad un certo punto la famiglia degli Asburgo ne prese il controllo? Ehi, Professore, ma come è possibile che negli anni '90 al di là dell'Adriatico, nei Balcani, le popolazioni si scannavano su base etnica nel quasi disinteresse generale? Professore come mai le divergenze fra Sunniti e Sciiti causarono una tale spaccatura all'interno del mondo musulmano e quale il segreto del rapido successo dell'espansione islamica? E perché musulmano si scrive con una sola esse ma si pronuncia con due? Professore, Dio esiste? E, se sì, ma perché permette tutto questo? E così all’infinito: tutte allegre e legittime domande, che talvolta restavano senza risposta o, ad essere generosi, senza una risposta esaustiva, che convincesse in primis il suo latore [fero, fers, tuli, latum, ferre]). 

La sete di conoscenze dei neo-ragazzi (dopo la Quinta avevano smesso di essere bambini, ricordate?) di Prima Porta era tale, che, come detto, si doveva restare a lungo il pomeriggio sui libri e si doveva capire. 

Studiando per il mio primo esame di III Media della mia seconda vita, dunque, quasi all'inizio del libro di Storia dell'ultimo anno mi imbattei in un paio di capitoli, che sono alle fondamenta del Secolo XX, anche detto Novecento. Solitamente i libri di Storia dell’ultimo anno si aprono con un capitolo dedicato alla belle époque, cioè ad un’epoca bella, che contiene, come sotto un ombrello, la seconda rivoluzione industriale, la nascita della società di massa, la creazione di industrie di automobili, lo sviluppo dell’acciao del petrolio e dell’energia elettrica, il canale di Suez e quello di Panama, Cinématographe Lumière, trafori, lampadine, ciclismo, fotografia, transatlantici, fondazione di squadre di calcio, Tour de France, Tour Eiffel, Olimpiadi, Hollywood, Genoa Cricket and Futball Club, vaccini, locomotive, Millenovecento, Diesel, Dunlop, in sostanza il progresso del cosiddetto Occidente. 

Un elenco del genere non necessita nemmeno di sintassi per spiegarsi, per estendersi nello spazio e nella pagina con senso. Il mondo proliferava all’epoca (bella) di cognomi che poi nel futuro sarebbero diventati antonomasie, nomi cioè per indicare prodotti, status symbol, unità di misura. 

Gli scrittori dei libri di Storia iniziano più o meno così: “Tra gli ultimi decenni del XIX secolo e l’inizio del Novecento vi fu, in Europa e negli Stati Uniti, una tale crescita dell’industria che possiamo parlare di seconda rivoluzione industriale e più in generale di belle époque”. 

Questo primo capitolo è così quasi tutto luminoso, sfavillante, scintillante, sferragliante: fiat lux! La vecchia Europa, la nuova America, l’Occidente tutto a cavallo dei due secoli scorsi proliferano, galoppano e così la III Media comincia con un entusiasmo tale da lanciare lo studente carico a molla verso il suo primo esame. 

Bene. Proseguiamo nello studio del programma di Storia di III Media: qualche pagina dopo è presente un capitolo dal titolo, solitamente, o L’Imperialismo o L’età dell’imperialismo. 

Gli scrittori dei libri di Storia iniziano questo nuovo argomento più o meno così: “Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del XIX secolo ebbe luogo una tale ripresa dell’espansione coloniale che possiamo parlare di età dell’imperialismo”. 

Un momento, fatemi capire bene, visto che dopodomani io ne devo parlare in classe e devo avere il più possibile le idee chiare: ma come la devo chiamare la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento? Belle époque o età dell’imperialismo? Bene chiarire dato che sembrano così, anche alla distanza, due concetti abbastanza diversi. 

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Della belle époque abbiamo detto sopra: luce e progresso. E l’imperialismo? Anche se ci vogliamo tenere lontani dalla celebre definizione di Lenin (Imperialismo fase suprema del capitalismo: https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Imperialismo,_fase_suprema_del_capitalismo , che potrebbe non chiarire), possiamo appropriarci della spiegazione del libro delle Medie e dire che “questa corsa al dominio coloniale è stata chiamata dagli storici imperialismo per distinguerlo dal colonialismo classico.”  

Se le cose stanno così mi sembra che siamo su fronti opposti rispetto all’epoca bella. Qui è tutto buio, vedo solo scuro: fiat nox!, potrebbe dire un qualche villain di un qualche fumetto di serie Z. Vedo solo sangue, armi, scoppi, guerra, sottomissioni, il popolo Herero, schiavismo, stupri, sopraffazione, presunte superiorità culturali, apartheid, genocidi, terrae nullius, nazionalismo e razzismo, spartizioni, usurpazione, rapina, briganti, Congo Belga, riserve, campi di concentramento. Qui in una pubblica agorà greca possiamo forse non ricordare le parole di Calgaco, capo dei Caledoni, foss’anche nella traduzione italiana di Mario Stefanoni, per illustrare ante litteram e con un po’ di sintassi questo concetto? “Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace.” 

E dunque? Cosa sono la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento? Quale delle due? Di che stiamo parlando? Delle luci o delle ombre? Dell’industria o della devastazione? Del lavoro o della guerra? Del progresso o del regresso umano? Lux o nox? Lampadine o pozzi avvelenati? 

È possibile che a cavallo di XIX e XX secolo coesistessero realtà così opposte? C’è prima l’uovo elettrico o la gallina ipercolonizzata? È possibile che il fulgore dell’Occidente si sia basato, si sia sostenuto e abbia vissuto anche delle rapine, perpetrate in zone del mondo, restate o lasciate nella penombra? E’ lecito pensare che un mondo abbia sfruttato, spremuto e tenuto così così sotto scacco un altro mondo? Il segreto del nostro benessere era il malessere altrui? È stato solo questo? 

Siamo al solito vecchio topos delle due facce della stessa medaglia (o meglio moneta)?  

Rispondere con un secco sì, certo risulterebbe troppo teorico, ideologico e meccanico; rispondere con un secco no, troppo ingenuo, ottuso e cieco. 

La realtà è talvolta troppo chiaroscurale e sfumata per poter essere interpretata con fermezza. Ma Noi dobbiamo essere più bravi. La fermezza interpretativa, seppur venata dal dubbio, è quella che a cui dobbiamo tendere. Studiamo! 

 

P.S.: Studemus, sì, cioè, studiamo e fatichiamo, mettiamoci al lavoro, impegniamoci, diamoci da fare, rimbocchiamoci le maniche, ragioniamo a voce alta (la scuola è fatta anche per questo), così non verremo mai messi in difficoltà da una dispettosa domanda di un’ipotetica verifica di Storia di I Quadrimstre di III Media: Perché i medesimi anni a cavallo dell’Ottocento e del Novecento possono essere chiamati allo stesso tempo Età dell’Imperialismo o Belle Époque?