Un volo nel "buio"
Lo scandalo Durov
di Francesca Cherubini
Da quando è stata fondata, nel 2013, la piattaforma Telegram non ha mai fornito ai governi i dati degli utenti che usufruiscono del social e questi stessi utenti possono beneficiare di riservatezza quasi assoluta. Telegram è un servizio di messaggistica istantanea crittografato e gratuito basato su cloud ed erogato dalla società Telegram LLC, una società a responsabilità limitata con sede a Dubai. Per Pavel Durov, fondatore di questa piattaforma, soprannominato lo “Zuckerberg russo”, la libertà individuale è sempre stata al di sopra di tutto. La scelta di dare la priorità a tale libertà gli ha causato da subito parecchi problemi; da questa scelta deriva la non collaborazione con i governi da parte dell’imprenditore russo e l’esistenza, su Telegram, della funzione “chat segreta” che oltre all’autodistruzione delle chat, permette di lasciare pochissime tracce sui server, in più non è possibile inoltrare i messaggi di tali chat; un’altra particolarità del sistema di messaggistica è che garantisce l’anonimato. Queste funzionalità rendono Telegram più permissiva rispetto alle altre piattaforme.
Il 24 agosto 2024 Pavel Durov è stato arrestato in un piccolo aeroporto di Parigi dopo essere sceso dal suo jet privato: le accuse mosse al fondatore di Telegram sono di mancanza di cooperazione con le forze dell’ordine e di moderazione, in più secondo gli inquirenti le funzionalità particolari di Telegram la rendono una piattaforma complice di attività illegali. Sostanzialmente Durov è accusato di aver favorito vari reati, dal traffico di droga, al terrorismo, al riciclaggio di denaro. L'arresto dell’imprenditore russo ha scatenato reazioni varie in tutto il mondo: molte persone, da quando si è diffusa la notizia hanno scaricato il servizio di messaggistica, che ora è al primo posto nella categoria social network dell’app store e al terzo posto in quella delle app in assoluto.
All’arresto ha reagito anche Elon Musk, che ha commentato sulla sua piattaforma X (prima conosciuta come Twitter) affermando che la punizione di Durov è sproporzionata; Musk ha inoltre ironizzato sulla posizione della Francia riguardo ai diritti da garantire, rievocando e travisando il motto della nazione: “Liberté. Liberté! Liberté?”. Il proprietario della vecchia Twitter crede di poter essere il prossimo a finire nel mirino dei governi a causa di una serie di nuove funzionalità aggiunte al suo social network, oltre che per la diffusione di contenuti violenti legati all'attacco di Hamas a Israele e non accompagnati da avvertenze esplicite.
I difensori di “Mister Telegram” si sono mossi anche per vie istituzionali: l’Ambasciata russa a Parigi ha accusato le autorità francesi di “rifiutarsi di cooperare” con Mosca sul fermo nella capitale francese del fondatore della piattaforma social, che ha la doppia nazionalità russa e francese; le accuse dei Russi dipendono del fatto che i francesi non hanno ancora risposto alla richieste dell’ambasciata sulle ragioni della detenzione di Durov, sulla protezione dei suoi diritti e sul fatto che gli sia concesso l’accesso consolare. Secondo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Anatol'evič Medvedev, Pavel Durov “ha sbagliato i calcoli” quando ha lasciato la Russia, perché in Europa è considerato un uomo pericoloso. Durov, afferma Medvedev, voleva essere un brillante ‘uomo di mondo’ che vive benissimo senza patria. ‘Ubi bene ibi patria!’ (Dove sto bene lì è la mia patria).
L’arresto di Durov e le conseguenti reazioni portano a galla la grande tensione che avvolge il dibattito sui princìpi di libertà di espressione, la sicurezza nazionale e la regolamentazione delle piattaforme digitali. La vicenda potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro di Telegram e sulla discussione globale riguardo alla privacy online e alla libertà di parola.
Pavel Durov è stato rilasciato su cauzione dopo quattro giorni in stato di fermo, ha dovuto pagare cinque milioni di euro ed ora è in libertà vigilata, ha l’obbligo di presentarsi in una stazione di polizia due volte la settimana e non può lasciare la Francia fino a che non si concluderà il suo processo.