Le canzoni di oggi sono troppo semplici?

Gli autori sanno ancora trasmettere emozioni ed esperienze.

di Diego Scalambretti, 4C

Avete notato che le canzoni moderne, a differenza di quelle di qualche decennio fa, sembrano piuttosto ripetitive? Pensiamo a “FE!N”, una canzone del recente album di Travis Scott “UTOPIA” (2023): il suo ritornello non ha altro che la parola “fein” ripetuta più e più volte.  

Basandosi su un report di Emilia Parada-Cabaleiro, alcuni ricercatori scientifici hanno condotto uno studio su un campione rappresentativo di 12 mila testi in lingua inglese di canzoni hip hop, rock, pop, R&B e country, uscite tra il 1970 e il 2020, al fine di comprendere come si stia evolvendo la parte verbale della musica.  

Con le loro analisi, i ricercatori hanno scoperto che i testi e la struttura delle canzoni sono diventati sempre meno complessi, infatti nei testi odierni sono frequenti le ripetizioni.  

È stato dimostrato che la maggior parte degli artisti tende a utilizzare meno parole diverse e a replicare più volte le stesse rime. Peraltro, i termini più utilizzati sono vocaboli di uso comune che rimandano a concetti materiali, allontanando sempre di più i temi astratti e immaginari.  

Un’altra differenza generazionale delle canzoni si può riscontrare nella struttura. Prendiamo in esempio due canzoni pop di successo di diversi periodi: “Something” (1969) dei Beatles e “Call me maybe” (2012) di Carly Rae Jepsen. 

 
Immagine che contiene testo, schermata, Policromia

Descrizione generata automaticamenteImmagine che contiene testo, schermata, Carattere, Policromia

Descrizione generata automaticamente 

Come mostrano le immagini, la canzone di qualche anno fa sfrutta di più il ritornello, non solo utilizzandolo in tre parti diverse, ma ripetendolo due volte per comparsa. Stiamo assistendo ad una diminuzione del numero delle sezioni, termine con cui si fa riferimento a quegli spezzoni musicali che differenziano la canzone stessa, rendendola più originale. 

Dunque, qual è il motivo di questo cambiamento?  

La risposta si trova nel periodo storico in cui viviamo: in questa “era della velocità” siamo continuamente bombardati da impulsi e da stimoli, soprattutto tramite i social, e ciò comporta una diminuzione dell’attenzione concessa a ciò che non ci sembra subito interessante. In gioco c’è anche il diverso modo di ascoltare e scoprire la musica tramite le piattaforme streaming, che danno all’ascoltatore la possibilità di cambiare una canzone dopo l’altra.  

Con le nuove carte in tavola, gli artisti hanno dovuto trovare una soluzione, creando qualcosa che possa essere immediatamente memorizzabile e riconoscibile, con l’obiettivo di andare in voga sui social, molto spesso proprio grazie al ritornello. 

Questo cambiamento non significa che le canzoni di oggi giorno siano banali o non siano capaci di trasmettere sentimenti, è però necessario differenziare ciò che è commerciale da ciò che non lo è. Comunque, non è possibile affermare che le canzoni commerciali non siano belle a prescindere, anzi, spesso sono anche le più apprezzate perché ci tengono compagnia durante le giornate, al supermercato, in discoteca o in macchina. Dunque, è vero che le canzoni di questa epoca sono più semplici, ma non vuol dire che siano inferiori a quelle di qualche decennio fa. Consiglio a chiunque abbia un pregiudizio negativo sugli artisti odierni di dare una seconda possibilità a questa generazione perché gli autori sanno ancora trasmettere emozioni ed esperienze con i loro testi, chi in un modo, chi in un altro, e questo non cambierà mai.