Rubrica: Iniziando con stile

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L'Antigone di Sofocle

a cura di Ludovica Costantini, Liceo Mameli

Αντιγονη “ὦ κοινὸν αὐτάδελφον Ἰσμήνης 

 κάρα, ἆροἶσθ᾽ ὅ τι Ζεὺς τῶν ἀπ᾽ Οἰδίπου  

κακῶν ὁποῖον οὐχὶ νῷν ἔτι ζώσαιν τελεῖ;” 

(Αντιγονη (vv.1-3), Sofocle) 

Antigone “O sorella, di sangue, carissima Ismene, credi tu che tra i mali che ci sono venuti da Edipo, uno ve ne sia che Zeus, ci intende risparmiare, mentre siamo ancora vive? 

L’Antigone è una tragedia greca che prende parte del ciclo dei drammi tebani ispirati al doloroso destino riservato a Edipo e ai suoi futuri parenti. Scritta da Sofocle nel 442 a.C., viene messa in scena per la prima volta ad Atene durante la festa delle Grandi Dionisie di quell’anno.  

                        

Nell’incipit emerge la disperazione di Antigone, che domanda a sua sorella Ismene se potranno mai, almeno loro che sono vive, essere risparmiate dalla maledizione di Edipo che ha portato alla morte dei suoi due fratelli Eteocle e Polinice, non concordi su chi dovesse regnare su Tebe. 

Antigone è soggetta a un forte obbligo morale nei confronti del fratello e si macchia di una colpa che segna il conflitto con il dovere civile, infatti Antigone, dando una degna sepoltura a suo fratello va contro il volere del nuovo re di Tebe, Creonte, che, considerando Polinice traditore aveva lasciato il suo cadavere insepolto in preda agli uccelli. 

Durante la tragedia, si evidenzia la tensione tra il diritto positivo (nomos) e il diritto naturale (physis). Antigone lotta per risolvere il conflitto della scissione tra legge umana e divina.  

                     

W. F. Hegel, filosofo tedesco, individua nell’Antigone lo scontro tra due diverse parti della società greca. Due fronti, da un lato la legge positiva rappresentata dal decreto di Creonte secondo il quale Polinice non è degno di una sepoltura, una scelta del re per mantenere quello che per lui era l’ordine sociale della polis; dall’altro la legge divina: Polinice va sepolto per onore degli dei. Antigone è in una posizione complicata, seguire il proprio istinto, la propria morale e quindi omaggiare il fratello, oppure assecondare Creonte? In entrambe le situazioni violerebbe una delle due leggi. 

Antigone persegue il volere degli dei ed afferma così una supremazia del principio etico rispetto a quello legislativo, ribellandosi al potere di Creonte, cosa che porterà alla sua morte. Zeus non l’ha risparmiata dalla maledizione di Edipo.  


Incipit del Carme 5 di Catullo

a cura di Ludovica Costantini, Liceo Mameli

“Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, / rumoresque senum severiorum / omnes unius aestimemus assis”.

(Catullo, carme 5)

“Orsù viviamo, mia Lesbia, e amiamo/ e ogni pettegolezzo degli anziani piuttosto severi / stimiamolo un centesimo”.

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Nell’incipit del carme 5, Catullo incita la donna a vivere ed amare, a provare le gioie di un amore spirituale e carnale nella spensieratezza totale, e a non perdere un attimo per provare questi sentimenti. Il tema della brevità della vita (vv. 5-6), è seguito da una richiesta a Lesbia di mille, cento e altri mille baci (“da mi basia mille, deinde centum, / [...].”). Il poeta, in questi versi, tocca la sfera erotica dell’amore.

Egli da al bacio un significato profondo e romantico: è il simbolo dell’amore e dell’intimità tra gli amanti. Leggendo il carme, traspira la passione e l’importanza che egli attribuisce alla relazione con la sua amata Lesbia.

Per noi giovanissimi ora cos’è il bacio? Sicuramente al tempo di Catullo, ma anche fino a non tanto tempo fa, il bacio era “stereotipato”, rappresentava il simbolo del bene velle, cioè dell’amore spirituale che fondeva le anime degli innamorati. Il significato quindi era più potente e l’azione era considerata più importante nei passi di una storia amorosa. Oggi se due ragazzi si baciano, non sempre è per amore. Il bacio non lega più le anime come nel bene velle ma si parla più dell’amare, cioè l’amore che porta al rapimento dei sensi, l’amore carnale che alimenta la passione che è presente anche senza quell’amore che rende una persona indispensabile per l’altra.  

Il bacio in molti casi prende il significato che gli attribuiva Catullo solo dopo un altro che, quando dato, non trasmetteva il sentimento dell’amore.  

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